Il tramonto di iRex?

iLiad (iRex)

 

Un mio amico mi ha segnalato oggi una notizia in qualche modo “triste”. Sembra infatti che sia prossima alla bancarotta l’iRex, protagonista solo qualche anno fa dell’esordio dei lettori di eBook sul mercato consumer – e tra le prime realtà che aveva fatto accordi con i quotidiani anche italiani per la distribuzione elettronica degli stessi.

L’iLiad, il loro lettore con carta elettronica, era da subito apparso uno strumento molto appetibile, ma atipico (tanto che alla fine io avevo infatti optato per il suo principale concorrente, il Sony Reader): proposto con un prezzo molto alto, era alla fine un dispositivo per leggere libri che aveva una durata d’uso di solo una dozzina di ore. Questo perché, al contrario del Sony Reader, proponeva il WiFi, il touch, e aveva uno schermo più grande e definito, caratterstiche che l’avevano fatto diventare LA scelta di una buona parte dei pionieri del settore.

Poi è arrivato l’iPhone, l’iPad, e si è tornati a parlare di tablet. E un dispositivo del genere ha perso molti dei vantaggi che sembrava avere in precedenza. Questo, mentre non sembra che il mercato dei lettori tradizionari (dal Kindle in su) stia per svuotarsi, anzi (quei dispositivi sono pensati per la lettura principalmente di LIBRI, e quello continuano a renderlo possibile MEGLIO di qualunque altro device esistente, iPad compreso, quando si parla di uso “reale” e non sporadico). Che dire? Confido che l’iRex abbia ancora cartucce da sparare, e che possa rimanere sul mercato, ma è in qualche modo la dimostrazione che essere più avanti degli altri, ogni tanto, non è così vantaggioso sulla distanza.

Fonte: Tom’s hardware.

Una storia del Panopticon

Ruth Greg - Una storia dal Panopticon

Tra le cose gradevoli che ogni tanto accadono posso sicuramente annoverare anche le Graphic Novel che, per ricorrenze, o anche no, mia moglie mi regala. Qualche volta è lei a scegliere un autore o un titolo che le ispira, ogni tanto capita che chieda a me di scegliere, in libreria, qualcosa che mi sembra interessante. Quando non capita per una ricorrenza specifica (come Natale o un compleanno) di solito mi piace “rischiare”, e quindi non punto su qualcosa di noto. E oggi mi è caduto l’occhio su questo titolo, edito in Italia dalla Comma 22, realizzato (storia e disegni) da Greg Ruth: Una storia del Panopticon (in inglese in titolo è molto diverso, Sudden Gravity). Di difficile classificazione, realizzato (a detta del curatore, anche se a me non sembra affatto) completamente con un bic (se è stato fatto a bic, qualcuno poi l’ha ripreso e sistemato, e non parlo certo solo del particolare e curatissimo lettering, ma proprio delle tavole…), la storia è una di quelle che normalmente mi piacciono: a cinque giorni da un fantomatico equinozio, in una clinica di igiene mentale, arriva una nuova paziente, che da quel che si dice, ha ucciso i due figli e il marito, prima di dare fuoco alla casa in cui vivevano. E questa situazione, già di per sé particolare, si innesta in un presente fatto di incubi e allucinazioni, di bambini che disegnano il futuro, di lingue arcane, di un passato di esperimenti genetici e tanto tanto ancora. Con il personale dell’ospedale che difficilmente potrebbe essere più strano di così, che inizia a morire.

Non vi dico di più, non perché abbia paura di svelarvi il finale, ma perché, al termine della lettura, non sono sicuro di avere davvero capito la storia, di esserci riuscito ad entrare. Ma il vantaggio di una Graphic Novel, o di un libro, è che nulla vieta di riprovarci, di ritornare ad assaporare questa o quella scena, cercando di nuovo di mettere insieme i pezzi di un mistero molto strutturato, nei confronti del quale anche le note di chiusura dell’autore risultano poco efficaci.

Che dire ancora? Un ottimo tratto, molto realistico, personaggi complessi e ricchi, e una storia tra l’horror e la fantascienza tutt’altro che scontata. Un buon acquisto (alla Feltrinelli il prezzo era 14 euro), ma solo se siete amanti del genere.

Happy Town

Happy Town 

Se eravate fan di Twin Peaks, e siete rimasti incollati alla poltrona per Harper’s Island, forse la nuova serie della ABC chiamata Happy Town fa al caso vostro. Un gradevole mix di intrighi, omicidi e (almeno ad una prima apparenza) soprannaturale, fanno di questa produzione (partita il 28 aprile e al momento alla quarta puntata) qualcosa di molto stuzzicante. Come nei due telefilm citati ci troviamo davanti un gran numero di personaggi con cui giocare, e una intera città, con un passato oscuro che ritorna, portandosi dietro la figura di Magic Man, abile a far sparire nel nulla le persone.

Difficile, con così tanta gente in scena, capire chi è il vero protagonista di Happy Town, se la bella Henley Boone che è in città con una missione da compiere, o il giovane sceriffo Tommy Conroy, o l’affascinante Merritt Grieves, con le sue memorabilia. Ma è facile trovare più di qualcuno a cui affezionarsi – o qualcuno da trovare antipatico o bastardo. Clima perfetto quindi, per qualcosa che può solo crescere e crescere ancora. Sempre che gli ascolti non facciano scherzi, bloccando sul nascere quello che ci si può davvero aspettare essere uno dei cavalli da guerra del mondo “post Lost“.

Sito ufficiale: http://abc.go.com/shows/happy-town

Il Premio dei Premi…

Premio dei Premi

…di solito NON parlo del mio lavoro su questo sito (o sugli altri a cui collaboro o che gestisco) ma la notizia in questo caso è troppo ghiotta per essere omessa: l’Expert System SpA (all’interno della quale coordino il settore R&D per italiano e inglese) ha ricevuto martedì – in Quirinale – dalle mani del ministro Brunetta e del presidente Napolitano il prestigioso Premio dei Premi. Pur avendo solo meriti indiretti (è Cogito Monitor il prodotto che ha messo in gioco l’Expert quest’anno) non posso negare come un certo brivido, per questo riconoscimento, sia davvero  inevitabile.

Vi rimando per ulteriori dettagli al blog ufficiale di Marco Varone, linkandovi anche questa pagina su cui sono presenti un paio di foto della premiazione.

Shutter Island, yesss…

Shutter Island

…un microscopico post per segnalare che Shutter Island – versione fumetto (targato BD) di Stefano Ascari (che come ripeto sempre, ho il piacere di conoscere) e di Andrea Riccadonna è in questo momento in vendita un po’ ovunque in bundle il DVD e il Blue Ray del film di Scorsese.

Se perciò avete voglia di vedere un bel film, questo giro sappiate che avete pure la possibilità di portarvi a casa una ottima Graphic Novel – curata nel tratto, e con una ottima sceneggiatura :-D

L’avete già acquistato? No? Beh se non avete voglia di cercare in giro sappiate che uno store on-line dove questa accoppiata è già attiva è, ad esempio, questo.

Persons Unknown

Persons Unknown

Persons Unknown

L’americana NBC giusto qualche giorno fa ha proposto sul piccolo schermo il pilot di una serie che sembra essere molto promettente: Persons Unknown. A metà tra “Il Prigioniero” e il più classico gioco d’avventura (strizzando anche l’occhio ai reality), questo telefilm inizia mostrandoci un gruppo di persone (non legate tra di loro, di diversa estrazione sociale e città di provenienza) che si svegliano in una stanza d’albergo che non hanno mai visto senza sapere esattamente come sono state portate lì. Dopo aver risolto il primo enigma (come uscire dalla stanza – chiusa a chiave) si accorgeranno di trovarsi in una microscopica città – da cui non possono però scappare.

L’atmosfera – complice la composizione del gruppo eterogeneo, e il cast che sembra davvero azzeccato – è carica di mistero e tensione, e se lo svolgimento non si limiterà a proporre piccole missioni da risolvere ma giocherà con una struttura più ampia (ed è plausibile che capiti – tenendo conto che un po’ di background “esterno”, relativo ad uno dei personaggi femminili, è già in moto) ci si può aspettare un piccolo (13 puntate previste) capolavoro.

Note: qualcosa (mi auguro sia solo qualcosa, però) ricorda vagamente Dollhouse (intendo,il giornalista esterno – che fa il verso al tipo dell’FBI – e il fatto che anche la casa della mamma di una dei rapiti sia “controllata” qualche piccolo richiamo lo fa…), e qualcos’altro ricorda invece un altro telefilm (di cui al momento non ricordo il nome) in cui tutti gli abitanti di una cittadina erano in realtà in protezione testimoni.

Non cito – tra le similitudini – ovviamente né Truman ShowTime out of Joint perché in nessuno di questi due casi c’era – inizialmente – consapevolezza… ma l’idea della città “chiusa” un po’ rimanda anche a questi due titoli…

Crouch End

Se siete fan di Stephen King e di Lovecraft sapete probabilmente che nell’antologia Incubi e Deliri c’era un racconto (Crouch End, appunto) in cui il re dell’Horror si dilettava a fare apparire nell’omonimo quartiere di Londra un po’ di personaggi tratti dall’immaginario del maestro di Providence. Ebbene, forse vi interesserà sapere che l’analogo episodio nella serie TV Nightmares and Dreamscapes – pur con tutti i limiti che qualche volta possono avere le produzioni TV – non è affatto male. Lo svolgimento è parzialmente “girato” rispetto a quanto proposto da King nel racconto, nel senso che, fatto salvo un brevissimo momento di introduzione, tutto è mostrato con gli occhi della coppia che si trova a girare per una Crouch End “shiftata”, mentre, se non ricordo male, nel racconto la vicenda era proposta come dialogo, narrata dalla moglie ai poliziotti.

Questo comunque aiuta a tenere alto il ritmo e alla fine i quaranta minuti di girato si rivelano essere abbastanza “potenti” da far suscitare più di un brivido, mentre la realtà si spezza progressivamente e l’elegante coppia di sposini inizia a trovarsi di fronte nemici impossibili da sconfiggere. I punti deboli (certe scelte di regia che affidano ad effetti video il compito di alzare la tensione e qualche effetto speciale troppo plasticoso) non tolgono a questo episodio (uno di otto) il valore che gli deriva dalla narrazione (in questo caso neppure troppo originale, ma qui è appunto l’arte che sa come rendere valido anche ciò che potrebbe essere cliché) di Stephen King.

L’Ombra del Duomo – i film

Giovedì 17 giugno alle 18 alla biblioteca Crocetta presentazione dei corti realizzati dai partecipanti ai corsi Ombre corteAzione.
I video sono ispirati a due racconti tratti dalla raccolta l‘Ombra del DuomoBaby blue di Giovanni SofoStrutture di Marco Giorgini.

FlashForward – Robert J. Sawyer

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Anche se a causa degli ascolti la serie TV è stata purtroppo sospesa credo che in tanti (appassionati di fantascienza) abbiano ritenuto FlashForward una delle più interessanti produzioni di questo periodo (a mio parere solo un po’ meno bella di Fringe, ma parecchio di più del remake, cmq molto interessante, Visitors)

Forse non tutti sanno però che dietro questo serial c’è un libro, uscito anche in Italia alcuni anni fa, scritto dal canadese Robert Sawyer (che, tra le altre cose, ha vinto un premio Nebula, un premio Hugo eccetera eccetera, giusto per darvi un’idea del personaggio se già non lo conoscete), ma che questo libro non è che l’idea di fondo di quanto abbiamo visto e apprezzato in TV. Intendo cioè, che questo romanzo contiene solo alcuni dei topoi presenti nella serie tv – e che tutto il resto (il tanto resto) è stato sviluppato (anche insieme all’autore) dai sceneggiatori.

Non che nel romanzo non ci sia un di più (ci sono vari spunti sulla meccanica quantistica piuttosto interessanti, e il finale, che richiama parecchio Clarke, per quanto non mi sia piaciuto troppo ha elementi tutt’altro che banali), ma sappiate che:

– non ci sono i cattivi, non c’è nessuna cospirazione globale. Non c’è l’FBI o la CIA (quindi niente Mark “Shakespeare in Love” Benford o D. Gibbson).

– la vicenda riguarda il CERN ed è europea-centrica

– Mosaic (il sito web) è presente sia nel libro sia nel telefilm (è però stato messo in piedi dal CERN, non dall’FBI).

Loyde Simcoe non lavora con il canadese Simon Campos ma con un greco (Theo Procopides) ed è questo greco che non avendo una premonizione scopre che sarà morto nel momento futuro che tutti hanno visto

– il salto di coscienza temporale (che nella serie è di sei mesi) nel libro è di circa 21 anni (e questo è abbastanza da solo per ribaltare i ritmi della storia).

– durante il blackout globale tutte i sistemi di registrazione audiovideo non hanno funzionato (quindi nessun suspect zero o simile). E questo aspetto non è “neutro” sulle teorie che ci sono nel libro.

Che dire? È stato piuttosto interessante leggere il libro DOPO la fine della serie – e vederne le differenze, come storia, personaggi e approccio. Contrariamente a quello che di solito capita nei film, dove l’adattamento tra carta e video è a sfavore del video (non sempre, chiaro, ma un libro di 300 pagine può essere complesso da trasformare in un film di un’ora e mezza), qui il passaggio tra le 300 pagine circa e le 22 puntate da 45 minuti (tra l’altro l’idea non credo fosse proprio quella di fermarsi a 22 puntate…) ha fatto esplodere diramazioni di vario tipo, quasi tutte molto interessanti.

E, ammetto, deve essere davvero bello potere lavorare a un progetto del genere (espandere una storia – complessa – per trasformarla nella sceneggiatura di un serial, e non di un film).

In Italia, ora che ci penso, forse una cosa del genere è capitata con l’ottimo Romanzo Criminale (io ho letto il libro e visto il film – che però non ho apprezzato troppo – ma non ho visto il serial, di cui in molti parlano davvero bene…)
Qualcuno di voi mi sa dare qualche info su come è stata espansa la trama?

L’ombra del Duomo – i film

Giovedì 17 giugno alle 18 alla biblioteca Crocetta, Zona Holden presenta i corti realizzati dai partecipanti ai corsi Ombre corte e Azione.
I video sono ispirati a due racconti tratti dalla raccolta
l’Ombra del Duomo: Baby blue di Giovanni Sofo e Strutture di Marco Giorgini.

Qui il volantino ufficiale in PDF.

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