Come da programma abbiamo iniziato un paio di sere fa i passaggi necessari per “convertire” roboXcape (uno dei titoli più adatti per giocare con un controller a disposizione) in modo che possa essere fruito su una OUYA. Le modifiche da fare non sono tantissime ma il tutto richiederà comunque ancora qualche giorno, e poi proveremo il submit sul loro store. Read more »
Con colpevole ritardo mi aggiungo alla lista dei tanti che festeggiano il numero 3000 di Topolino. Un numero che a me fa un po’ impressione – tenendo conto che (sparsi ormai su due case, quella dei miei e quella dove vivo ora) ho tutti i numeri dal 1200 in poi senza “buchi” e varie centinaio di numeri, non tutti consecutivi, tra il 700 e il 1200. 1800 numeri almeno quindi, che significano 1800 SETTIMANE da lettore – da quando, bimbo, ho iniziato a riempire uno scaffale che ora è sulla testa di mio fratello (intendo, di fianco al letto dove dorme, non sulla testa davvero – lo specifico, che poi non si sa mai) aggiungendo strati su strati di fumetti dalla costola gialla, che sono passati da Mondadori a Disney e che ora, sembra stanno per passare sotto l’egida della (modenese!) Panini.
Ammetto che è un dei pochi numeri che NON sono riuscito a finire di leggere in una sola sessione, ma questa volta SOLO per l’enorme numero di storie (enorme, paragonato al solito), la maggior parte delle quali, come è spesso prassi, di qualità. E ammetto anche che, mentre non ricordo il 2500, ho un ricordo “normale” del numero 2000 – ho ben presente il numero 1500 – con Topolino vestito in modo classico, con cappello e asta da parata, che sbalza sulla sovracopertina di latta che temo di avere smarrito da un bel po’. E ora inizia l’attesa per il 3500.
Più giovane di me di troppi anni, Sylvain Limousi, in arte Saulne, ha pubblicato quella che credo sia la sua opera prima, Ça ne coûte rien (in italiano Non costa niente – edito dalla solita Coconino Press) nel 2011. Una storia relativamente semplice (un giovane francese, in attesa di una eredità, si trasferisce per un po’ a Shanghai, e, finendo via via i soldi che aveva da parte, inizia a vivere spendendo sempre meno, arrivando a cambiare la sua percezione di sé e del mondo che lo circonda) che fa da scheletro per un’opera complessa e matura, in cui i piani di lettura sono tanti. Un cambio stilistico (relativo principalmente al colore) sottolinea il cambio mentale del protagonista, accompagnando il lettore in un viaggio che lascia il segno, e che difficilmente può non fare riflettere. E anche se il consumismo, il razzismo, il vuoto che sembra accompagnare alcuni personaggi, non dovessero colpire allo stomaco i più smaliziati, rimarrebbe l’ambientazione e il percorso psicologico del protagonsita a non fare dubitare del valore di questo bel volume. L’ennesimo bel regalo di una casa editrice che di norma non sbaglia un colpo nella sua ricerca di autori più o meno giovani, da tradurre nella nostra lingua.
Ok, magari siete pure un po’ curiosi di questa OUYA – se non altro per l’hype generato tramite Kickstarter – ma è chiaro che, se non siete sviluppatori, il vostro interesse maggiore è sapere COSA c’è di interessante già pronto da usare, una volta che per qualche strano miracolo vi dovesse pure arrivare a casa. Come anticipato il numero di giochi presenti al momento nello store non è enorme (si parla di meno di 200 app, molte delle quali forse non troppo interessanti o ben fatte per l’utente medio di una console da casa) ma tenete conto che le cose dovrebbero migliorare velocemente e che, nonostante il lancio ufficiale sia tra quasi un mese (25 giugno), girando tra i titoli presenti alcune cose saltano all’occhio, sia per gameplay sia per qualità. Read more »
BBC (Irlanda del Nord) sta mandando in onda in queste settimane un thriller ambientato a Belfast, in cui la polizia brancola nel buio e un serial killer fa fuori un po’ di donne, in carriera e sui trent’anni. Lento, ma ben fatto, forse un po’ fuori schema per chi è abituato a produzioni americane (o ad altre, inglesi, con taglio differente, come Sherlock o Luther) questa produzione ha l’indubbio merito di proporre sul piccolo schermo una Gillian Anderson (Scully di X-Files!) in gran forma. Read more »
E come promesso, ecco qualche immagine dell’oggetto OUYA, e di OUYA come console.
Questa è la confezione:
Read more »
Mentirei se dicessi di non avere un po’ patito la lunga attesa tra il mio contributo al progetto tramite Kickstarter, e l’arrivo, oggi, di questa piccola console basata su Android. E credo che rimarrò comunque un po’ in apprensione finché non l’avrò attaccata alla TV (o al monitor) per vedere se funziona come deve – tenendo conto del giro del mondo che ha fatto per arrivare qui a Modena. Ma, ammetto di essere piuttosto contento di questo oggettino – anche nonostante l’imprevisto sovrapprezzo dovuto alla dogana. E Se, come dovrebbe, ci sarà modo di iniziare a portare (o a realizzare ex-novo) giochi per questo device penso che tutto il resto diventerà velocemente solo un ricordo sfuocato e poco importante. Read more »
Per testare se la nuova versione del mio engine multipiattaforma (che da qualche giorno ha anche una gestione DirectX 9+DirectSound – in alternativa a OpenGL+OpenAL) ha recuperato le funzionalità minime per potere realizzare qualcosa di più completo di P@cM@n e Z@xxon, è tempo di provare ad utilizzarlo per creare un gioco nuovo, magari “piccolo”, che lo metta alla prova. E dopo varie riflessioni l’idea era di provare a realizzare un platform2D – genere che mi è sempre piaciuto e che sta continuando ad avere un certo interesse, nonostante il 3D. Read more »
E alla fine, sì, sono riuscito a leggere Erba Alta, di Gianluca Gemelli, già noto da queste parti per le traduzioni dei romanzi inediti de I Tre Investigatori. Ammetto che la quarta di copertina mi aveva catturato subito, e che ero davvero curioso di vedere fino a che punto questa SUA opera potesse essere in qualche modo affine alle aventure di Jupe, Bob e Pete, consapevole comunque del rischio che si corre quando le aspettative per qualcosa sono piuttosto alte. Read more »
Mentre gironzolavo in tweeter (durante la pausa pranzo) mi sono imbattuto in Orange Pixel, spettacolare team olandese di cui avevo già visto in giro alcuni giochi mobile, e scorrendo tra le loro tante e belle produzioni mi sono soffermato su GroundKeeper. Un microscopico action game – e quando dico microscopico intendo 64 x 18 pixel (chiaro che sul sito ci si può giocare in zoom) – a schermo fisso, in cui ci si deve solo spostare a destra e a sinistra, sparando alle varie creature che da subito iniziano ad affollare lo schermo. Nonostante la grafica cubettosa è davvero “bello”, ma la cosa più importante è che è davvero divertente – e questo è quello che conta maggiormente. Mi ha ricordato 8bit Ninja (schermo fisso, movimento solo laterale, un tasto d’azione) ma le similitudini sono proprio sottili. Complimenti. Fa piacere ogni tanto smettere di pensare ad idee complesse, e vedere che le più semplici e classifche funzionano sempre alla grande.