Category: TV&Movies

Brave (Ribelle)


Vi avviso subito: a me Brave è piaciuto, parecchio. Ha la struttura di una fiaba e non di un romanzo, e, ok, il duo Disney/Pixar ha prodotto opere più complesse. Ma questo non vuol dire affatto che allora Brave sia un passo indietro, o qualcosa che solo un bimbo può apprezzare.

Qui, incastrate nello splendore di una Scozia resa con una tecnica digitale strepitosa (intendo: rimarrete a bocca aperta al cinema mentre le carrellate vi mostreranno dove si svolge la scena), seguiremo le vicende della giovane principessa Merida che, in età da marito, non vuole accettare il destino impostole dal suo ruolo e dalla tradizione. Traslato, ci viene quindi mostrato il conflitto tra una giovane, che vuole decidere in autonomia del proprio futuro, e le aspettative della famiglia (che comunque l’ama) che, in una favola, vuol dire giocare con una antica leggenda, incontrare una improbabile strega che è fissata per gli orsi, ridere per i siparietti dei tre fratellini della protagonista o per gli scontri dei clan dei tre pretendenti, fino a toccare sequenze più adrenaliniche di scontri e fughe. Read more »

Perception

Se vi è piaciuto Beautiful Mind, e siete fan dei serial alla Mentalist / Castle, allora sarete contenti di sapere che giusto qualche giorno fa la TNT ha iniziato a mandare in onda Perception, nuovo crime drama con Eric McCormack (il Will di Will&Grace) come protagonista principale, nei panni del Dottor Daniel Pierce, un neuroscienziato non proprio normale, che accetta di aiutare una sua ex studente nel proprio lavoro di agente dell’FBI. Read more »

The Firm

Non avevo mai letto nessun romanzo di John Grisham prima di The Firm. A casa dei miei i suoi libri ci sono sempre stati (Grisham è l’autore preferito di mio padre) ma la definizione di Legal Thriller mi ha sempre tenuto lontano – nonostante i film tratti dalle sue opere mi siano in realtà sempre piaciuti.  Comunque sia,The Firm (in italiano il titolo è Il socio) è il libro che l’ha reso famoso – dopo il comunque ottimo A Time to Kill – e che l’ha poi spedito nel firmamento degli scrittori ricchissimi, dopo l’uscita dell’omonimo film con Tom Cruise e Gene Hackman. Ed è la sua seconda opera, nel caso ve lo chiediate.

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The Secret Number


Realizzato dal giovanissimo regista americano di Sintel, Colin Levy, The Secret Number è un bel cortometraggio che non ha davvero nulla di amatoriale. 12.000 dollari (la cifra raccolta con KickStarter) sono quindi abbastanza per realizzare una cosa del genere? A dire il vero ne dubito. O almeno diciamo che non sono sicuramente i soldi l’elemento che ha fatto la differenza in questa produzione che, partendo dal racconto omonimo di Igor Teper – disponibile on-line sul sito Strange Horizons, portano su schermo una storia Sci-Fi ben strutturata, che lascia il segno. Rispetto al testo originale (per alcuni aspetti “ricalcato” fedelmente) il regista ha aggiunto un “bordo” interessante, che completa ancora meglio la premessa – ovvero che esista un numero intero (tra il tre e il quattro) di cui non siamo consapevoli.

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Falling Skies – season two

Ammetto di essere dispiaciuto solo un po’ per il mancato rinnovo di TerraNova (il serial con in dinosauri, che. concedetemelo, aveva come principale cosa positiva che ci fossero i dinosauri…) e di non avere trovato particolarmente avvincente neppure la prima stagione di Falling Skies, ma è chiaro che non si può davvero dire che queste due produzioni di Spielberg fossero brutte. Belli (abbastanza) gli effetti speciali, interessanti le due ambientazioni, non male gli attori. Ma il problema di entrambi i telefilm – almeno secondo me – è l’eccessiva importanza concessa nella trama ai ruoli famigliari dei protagonisti, e la divisione troppo netta tra buoni e cattivi, con giusto lo spazio per il renegade o il figliol prodigo. Non è “la casa nella prateria” meets “aliens/dinosaurs“, ma insomma, tutto rimane all’interno di clichè ben definiti – magari anche gestiti egregiamente – che però suonano oltremisura datati quando dai una occhiata a Walking dead, o a capolavori come Homeland o The Killing.

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A Thousand Words

Lo ammetto – sono rimasto folgorato da Eddy Murphy grazie al grande schermo. Ho questo ricordo molto positivo del primo Beverly Hills Cops e de Il Principe cerca moglie, anche perché ho visto queste due pellicole al cinema, in un periodo in cui per me era cmq un evento andarci. Ma, quale che sia la ragione, da allora ho trovato gradevole praticamente ogni suo lavoro – anche quelli più al limite come livello di comicità – e mi sono quindi avvicinato a questo suo ultimo film molto ben disposto. Che dire? Lui è perfetto nella parte, Clark Duke regge la scena al meglio con un ruolo esilarante, e Cliff Curtis come santone è tanto convincente quanto surreale. Ma la storia non è né esaltante, né (troppo) originale. Ci troviamo davanti ad una copia edulcorata di Liar Liar, senza l’impronta di Jim Carrey: un personaggio in carriera, che fa della sua sfrontata eloquenza il suo unico punto di forza, si trova a non potere più parlare – pena la morte – a causa di un evento soprannaturale. Ma se il non mentire di Jim Carrey (sia in Liar Liar, sia in qualche modo in Yes Man) porta ad una comicità a doppia lettura, qui nel passaggio dalla parola alla mimica vince forse un sentimento agrodolce, legato al passato di Jack McCall, alla madre con l’Alzheimer, alla compagna che cerca di considerare il figlio nel loro rapporto di coppia. Non che questo debba essere un difetto, chiaro, ma il gioco complessivamente non regge, pur concedendo il riso in qualche momento, e una certa spinta emotiva in altri.

Un film comunque non da dimenticare (il protagonista è un agente letterario – e il suo atteggiamento nei confronti dei libri e degli autori che cerca di accaparrarsi è di una deliziosa ironia) che sarò curioso di vedere come sarà accolto dalla critica del nostro paese.

Safe House

Safe_House

Un Denzel Washington in splendida forma fa coppia con un bravo Ryan Reynolds nel film di azione Safe House, diretto dallo svedese Daniel Espinosa. Qualche richiamo al comunque migliore Training Day (che ha valso a Washington l’Oscar nel 2001), non fosse altro per il ruolo sostanzialmente negativo di questo attore, e il rapporto “esperto” “rookie” che c’è tra le due figure principali, non toglie comunque il gusto della visione per una storia di agenti segreti corrotti che, almeno nella struttura, ha bei numeri da giocare.

Purtroppo non tutto funziona al meglio, e l’azione prende quasi subito il sopravvento sull’intrigo, regalando belle scene cariche di adrenalina, o in grado di sottolineare il carisma del super ricercato Tobin Frost, ma sviluppando solo in parte il gioco di intrecci che si sarebbe potuto chiudere anche intorno al meno esperto Matt Weston. Alla fine c’è comunque poco di cui lamentarsi davvero – la scelta degli attori è notevole, tanti sono gli elementi di originalità presenti, e il ritmo rimane sempre elevato – ma forse sarebbe bastato davvero poco per passare da un buon film, ad un film memorabile, e questo, in questo caso, a mio parere non è capitato.

Continuum

È sempre più evidente che la differenza tra le produzioni USA e quelle di altri paesi (intendo cmq principalmente Canada e UK) sono percepibili a pelle già nei primi minuti di visione. Non è, chiaro, necessariamente una cosa negativa, ma porta a confronti che influiscono comunque sul parere che uno poi ha su ciò che guarda. Continuum (proposto dalla canadese Showcase) è un bel prodotto sci-fi. Buona l’idea (in un non troppo distante futuro esiste un modo simil-Orwelliano, in cui le megacorporazioni controllano tutto, e un gruppo terroristico chiamato Liber8, dopo avere colpito un centro di potere tenta un viaggio nel passato per cambiare le cose), belli gli effetti speciali (alla Minority Report), non male neppure i personaggi (tra cui spiccano Rachel Nichols e Roger R. Cross), anche se qui si iniziano a vedere le differenze con il tipico modello USA. Quello che però rende ancora più evidente il contrasto è però forse la fotografia e, sicuramente, la sceneggiatura, perché il ritmo e i dialoghi non sono quelli che ci aspetteremmo (o almeno che io mi aspetterei) per sottolineare l’evolversi della narrazione.

Vale comunque la pena dare una occhiata a Continuum? Assolutamente sì. Pieno di richiamo (più o meno espliciti) con tanto altro, sa aggiungere qualcosa al filone vagamente Terminator-like, grazie a molti particolari interessanti, e sa alternare l’introspezione dei personaggi a momenti di adrenalina, promettendo comunque intrighi temporali e pure un pizzico di romance.

Una nota in chiusura: se vi chiedete dove avete già visto Mr. Alec Sadler del futuro, fatevi tornare in mente X-Files – e qualcuno con una sigaretta sempre in mano :-)

Dirk Gently

Dirk Gently

Dirk Gently

Dopo un pilot uscito nel 2010, legato al primo dei due libri scritti da Douglas Adams con questo personaggio, ecco che inizia una nuova serie molto british, da valutare anche se non siete estimatori delle opere del papà di Guida Galattica per Autostoppisti: Dirk Gently. Sì, vi ricorderà in maniera fin troppo esagerata Sherlock (gli attori hanno una somiglianza anche fisica con quelli di quest’altra serial), e, sì, questa serie NON ha il budget che invece ha Sherlock. Ma non si parla assolutamente di un clone, e le avventure dell’unico detective olistico al mondo hanno uno stile che cattura – almeno se amate le atmosfere d’oltre Manica – e gli sceneggiatori (non proprio gli ultimi arrivati) sono riusciti a creare situazioni e dialoghi adeguati per tenervi attaccati al vostro schermo. Direi che forse manca giusto qualcosa – almeno se non avete letto i romanzi – perché entrare nei personaggi, in questo caso, è un po’ meno automatico di quanto possa esserlo con il detective di Baker Street, ma Dirk Gently ha davvero le carte in tavola per riuscire a ritagliarsi un bello spazio nell’immaginario collettivo. Vediamo se il pubblico mostrerà di apprezzare e dalle tre puntate in programma ci sia modo di proseguire con una serie più corposa.

Wickie Auf Großer Fahrt

Wickie Auf Großer Fahrt

Wickie Auf Großer Fahrt

Dopo TinTin al cinema devo ammettere che sapere che uscita anche la versione per il grande schermo di Vicky il Vichingo è un altro salto mentale nel passato che non posso non apprezzare. In questo caso sembra che la produzione sia rivolta principalmente al mercato tedesco ma chissà che il futuro DVD non abbia almeno una traccia in inglese :-)

Ah – nel caso ve lo chiediate, no, non è una trasposizione a basso budget – o almeno non sembra guardando la cura con cui sono stati proposti i personaggi principali.

Altre informazioni qui: http://www.imdb.com/title/tt1584941/

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