Questo mio racconto è stato pubblicato la prima volta su KULT Underground (che allora secondo me veniva ancora distribuito su floppy) il 25 di novembre del 1995. Mi ricordo un po’ del periodo in cui l’ho scritto – anni decisamente distanti – e mi ricordo che scrivere su KULT allora, quando c’era ancora una redazione, voleva dire anche avere la possibilità di fare due chiacchiere su quanto si pubblicava, e, su questo testo, rammento qualche scambio con il mio amico Gianluca Meassi (che non sento da secoli in effetti). A lui, questo testo, era piaciuto. E a me – che cercavo senza riuscirci davvero di replicare la forza espressiva di alcuni racconti di un tipo che avevo avuto modo di leggere su una fanzine cartacea di Torino, e che, probabilmente, avevo da poco visto al 7bis La Haine – L’Odio – beh, anche a me sembrava buono. E mi sembra ok pure ora, a distanza di due vite. Chissa.
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(pagina Steam)
Relativamente breve (ma NON breve), poco costoso (in sconto ora è sotto i due euro), divertente, ben fatto e con una grafica e delle animazioni spettacolari – SE chiaramente siete amanti della pixel art – Feria d’Arles è una chicca che ci vede nei panni di Molly, una giovane decisamente intraprendente e impavida, decisa a diventare un grande toreador, partecipando a un importante torneo nella bella città di Arles, nel sud delle Francia.
Tutto è chiaramente MOLTO più complicato di come si aspetta la nostra protagonista, che dovrà girare per le strade di questa cittadina, cercando un modo di superare almeno tre ostacoli: è troppo bassa per fare il torero, non ha l’attrezzatura da torero, e, beh, è una donna – e le donne NON sono ammesse a questa competizione.
Nessuna di queste cose preoccupa troppo Molly, che determinata a perseguire il suo sogno, non avrà problemi a cercare tutte le scappatoie possibili per ottenere quello che desidera.
Il gioco, realizzato con AGS, ha una interfaccia minimale ma abbastanza classica, che renderà immediata l’interazione tra oggetti e elementi nelle scene. L’area di gioco non è enorme, ma anche qui sappiate che le cose con cui è possibile interagire, o le persone con cui è possibile dialogare, sono un buon numero – garantendo così molto di più di un’ora di gioco (io ne ho impiegate un paio per finirlo – e senza sbloccare tutti gli achievements proposti) – durante il quale vi sarà impossibile non ridere (o almeno sorridere) in vari punti, rimanendo anche a bocca aperta per lo stile e i dettagli.