Believe

Believe

Tra le tante cose nuove che hanno iniziato la loro programmazione in quest’ultimo periodo ce n’è una che mi ha colpito per la sua somiglianza a una produzione terminata lo scorso anno, ovvero Touch. Non si può certo dire che Believe (creata per l’NBC dalla coppia Alfonso Cuarón and Markus Friedman) sia un clone della serie in cui recitava Kiefer Sutherland – e qui non si vede la mano di Tim Kring (che ho conosciuto in precedenza per Heroes) – ma i punti di contatto sono davvero molti: il protagonista è una ragazzina, in fuga con il padre, perché qualcuno (una entità corporativa) vuole abusare delle sue capacità supernaturali (non soprannaturali – il potere deriva da un gene). E mentre il duo si muove da un punto all’altro, i poteri della protagonista permettono di risolvere situazione palesemente in mano al fato (persone che si sono perse di vista, altre che hanno bisogno di soldi o di una iniezione di fiducia per proseguire al meglio la loro vita).

Bo (la ragazzina particolarmente loquace e a tratti involontariamente insolente) non è Jake (il figlio autistico di Martin Bohm), come del resto l’ex galeotto William Tate non assomiglia all’ex giornalista impersonato da Sutherland. E il ritmo, il tono, degli episodi è più dettato dall’azione che dal misticismo di Touch, ma la sensazione è davvero quella di guardare una versione alternativa (non una brutta copia, o una versione povera, intendiamoci) del serial prodotto (e cancellato) dalla Fox. Vale la pena seguirlo? Per il momento a me sembra di sì, anche per la presenza (come cattivo) di un ancora magnetico Kyle MacLachlan – aka Dale Cooper di Twin Peaks.

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