http://saveendgame.com/
Pur non potendomi affatto definire uno scacchista (ho imparato le regole da piccolo, in famiglia, ma le mie abilità a riguardo non sono mai state superiori a quelle che ho negli sport) non ho potuto fare a meno di apprezzare l’atmosfera che si respira nel bel serial canadese Endgame (in cui la parte che Patrick Jane ha in The Mentalist, o Cal Lightman in Lie To Me qui la porta avanti un ex campione del mondo di scacchi, tale Arkady Balagan, geniale quanto arrogante, autorecluso in un hotel dopo l’uccisione della sua fidanzata a causa di un attacco di agorafobia). Serial che ha visto un paio di giorni fa concludersi la prima stagione e che probabilmente non riuscirà ad averne una seconda. Destino non nuovo, certo, a tantissime ottime serie televisive (non ultime Happy Town o Flash Forward), ma che in questo momento non è ancora certo, appeso (forse) anche al filo della mobilitazione on-line.
Che dire? Se (dopo magari un rapido giro sul sito ufficiale (http://www.showcase.ca/endgame/) la cosa vi sembra interessante, e avete qualche amico all’estero, beh, sappiate che forse non gli farete un torto con un po’ di spam con il link della “petizione” – sperando che possa contruibire a tenere al lavoro, unito, il bel cast di questo telefilm.
Così inizia un bell’articolo che parla del prossimo rilascio del nuovo standard ISO per il C++ (articolo che potete trovare qui http://www.theregister.co.uk/2011/06/11/herb_sutter_next_c_plus_plus/)
Che, nonostante Java, C# e tante altre novità, il C++ sia uno dei linguaggi più usati non può che farmi piacere. Ancora di più poi posso apprezzare che – a guardare i grafici linkati dall’articolo stesso – in realtà è il C e non il C++ il linguaggio “preferito” dagli sviluppatori. E una nuova spinta verso questa scelta (chiaramente più complessa) sembra che la stiano dando proprio i nuovi dispositivi mobile – per i quali (al momento) le performance sono una key-issue – così come la possibilità di avere codice multipiattaforma.
La scelta anche di Android di ridurre l’approccio java a fare di quello basato sull’NDK conferma almeno una apertura in questa direzione anche da parte di Google, lasciando al momento solo i dispositivi by Microsoft (se non sbaglio) non raggiungibili in nessun modo con codice “nativo”.
Mentre sullo schermo cominciano ad esserci i primi elementi da prendere (al momento frutta e monete) e i primi avversari cominciano a camminare a destra e a sinistra ho deciso di fare anche qualche ritocco all’HUD. Come forse ricordate l’ultimo esperimento a riguardo vedeva delle specie di pannelli simil legno all’interno dei quali finivano il numero di vite, lo score e il timer (oltre che il pulsante di pausa).
Dopo avere guardato però un po’ in giro altri giochi ho deciso di rimuovere tutto e di tornare al classico più classico – come Super Mario – tralasciando quindi orpelli e mettendo invece le scritte (contornate e con una icona) direttamente sullo sfondo. Rispetto a prima ho aggiunto il contatore delle monete d’oro.
Tra i film che ho visto in questo ultimo periodo, e che ho trovato belli, posso sicuramente annoverare anche The Adjustment Bureau (di George Nolfi, proposto in Italia con il titolo meno efficace de I guardiani del destino). Una cosa che non sapevo prima della visione è che è stato (in qualche modo) tratto da un racconto di Philip K. Dick (uno dei miei autore preferito) – racconto che non avevo (credo) mai letto e che non ho trovato in nessuna delle antologie che ho a casa. Sono cmq riuscito ad accedere al breve testo (Adjustment team – diventato secondo wiki Squadra riparazioni nella nostra lingua) e devo ammettere che Nolfi ha fatto davvero un ottimo lavoro. Pur essendoci parecchio del cuore del testo di Dick, la storia è davvero differente, ed è molto più adatta per la resa cinematografica. Il racconto è bello, ma un minimo naif e ha una struttura temporale molto ridotta, mentre il film spazia, e bene. Una curiosità: il Summoner del racconto originale, che si addormenta perdendo l’attimo e facendo iniziare tutto, è un cane. Nel film è invece, probabilmente per sottolinearne la diversità per altri aspetti, l’unico Clerk di colore che si vede. Una nota: Nolfi mi sa che ha visto Fringe :-) perché tra i clerk e gli osservatori c’è più che qualche aspetto estetico in comune.
Sia come sia, se vi capita, non perdetevi nessuna delle due cose – né il film (con un Matt Damon più che apprezzabile, nonostante quello che può averne detto Obama) sia, ovviamente, il racconto del maestro di Chicago.
Lo ammetto: è da un po’ che sto trascurando il sito di Kurt (oltre che Kurt nello specifico) e i motivi sono principalmente legati alle troppe altre cose aperte. Ma tra queste ce n’è almeno una che “merita” un po’ di spazio anche qui, ovvero Fearless Olaf (Olaf Senzapaura). Un progetto per un platform 2d su cui sto investendo energie anche per la parte “artistica” – perché voglio che sia mia la mano dietro a tutta la grafica (o almeno alla maggior parte di essa), animazioni comprese. Non mi aspetto che ne esca qualcosa di stratosferico, ma voglio che sia qualcosa di quanto più “serio” possibile.
Per questo c’è / ci sarà questa intro (a fumetti) che spiega in qualche modo l’antefatto. E qualche altra pagina che farà da intermezzo (probabilmente) tra le varie aree di gioco.
Un mio amico mi ha segnalato una band che non conoscevo – un gruppo tedesco che fa un indie rock davvero spettacolare. Il loro primo/più recente album si può scaricare gratuitamente (e se non mi sono perso qualcosa, legalmente) da qui http://www.jamendo.com/it/album/21357 con la possibilità di fare un acquisto in un secondo momento. Se vi piace il genere, ascoltate qualcosa dal loro Down in the city. Un album molto road, molto Supernatural (TV series). Molto bello. Read more »
Anche se tutto procede piuttosto lentamente (il tempo libero è quello che è) il progetto Olaf non è affatto sospeso o cancellato. E mentre sto continuando a sistemare un po’ di cose e a prepararne altre, ecco a voi quella che sarà l’introduzione (a fumetti) al gioco. Che accenna al perché Olaf va a farsi un giro sull’isola di Not (nel gioco, Land of Not). Non che ce ne sia veramente bisogno (si parla di un platform, non di una avventura) ma credo che anche questi dettagli possano rendere la cosa più “seria”, nonostante gli ovvi limiti che comunque ci sono in one-man game di questo tipo al giorno d’oggi.
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Come felice possessore di un vecchio SonyReader e di un iPad (non ultimo modello) credevo di avere tutto ciò che di superfluo potevo far finta che fosse necessario. Poi un mio amico mi ha mostrato questo e mi sono rimesso a fantasticare su un altro pezzo di mondo (forse, in un futuro) paper free:
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