Lo stesso regista degli acclamati 300 e Watchmen, tale Zack Snyder, ha di recente portato sul grande schermo un altro progetto dal grosso potenziale visivo: Sucker Punch, una fiaba nera e onirica, quasi tutta al femminile, ambientata per la maggior parte nella mente di una ragazza imprigionata dal padre in un ospedale psichiatrico. “Distrutta” dalla critica, e non premiata dal pubblico, questa produzione ricorda per tantissimi aspetti un videogioco. Non solo per le scene ispirate esplicitamente da Tekken, Wolfestein e Final Fantasy, ma anche per la struttura a missioni della storia stessa – una avventura in senso stretto, con oggetti da raccogliere prima di potere procedere. Un esperimento, a mio parere, interessante, che, solo, promette nel trailer di più di quello che alla fine riesce a trasmettere, e che lascia nell’aria quella sensazione di incompiuto che mal si addice al costo di realizzazione di un’opera così complessa.
Se vi aspettate l’ennesima recensione negativa e piccata del film di Kevin Munroe (sì, lo stesso di TMNT), potete cercare oltre. Da lettore di Dylan Dog (al quale cmq io preferisco Martin Mystere) comprendo chiaramente chi ha detto che questa pellicola non rende giustizia al personaggio di Tiziano Sclavi, ma il mio gradimento per la rappresentazione sul grande schermo di una icona italiana mi fa cmq superare le tante scelte di regia, diciamo, “discutibili”. E questo perché, imho, si parla comunque di un film con una trama migliore di tante altre prime trasposizioni, e pure con dei begli effetti speciali, perché la spalla di Dylan (non potendo essere Groucho) è un neo-non morto e, ancora, perché New Orleans (anche se sottorappresentata), dai, non è davvero una brutta scelta per Dylan, non volendo usare Londra per questo o quel motivo.
Che dire? Non ci troviamo davvero in un album Bonelli (ma anche Dellamorte Dellamore non era Dylan Dog, se non per l’aspetto del protagonista, anche se, beh, certo lì nessuno diceva però che lo fosse) e i tanti richiami a Buffy o a True Blood o ad altri serial magari possono non piacere a tutti, ma vi sfido a dire che alcune trovare non sono comunque apprezzabili e, con un po’ di elasticità, anche un po’ in linea con il personaggio. E se questa prima prova dovesse portare davvero ad un seguito, a Londra, con qualcosa di più consono, credo che anche i più critici non potranno (forse) che rivalutare un poco questa prima apparizione dell’investigatore dell’incubo sul grande schermo. Chiaro, meglio ancora sarebbe se la BBC decidesse di farne una miniserie… o se questa scelta (in un universo alternativo) la potesse fare la nostra RAI…