Oscure presenze di una notte di mezza estate
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Pagina FB sull’evento: http://www.facebook.com/#!/event.php?eid=182035165188663
Pagina web dell’Agriturismo Aggazzotti: http://www.aggazzotti.it/villa.htm
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No, qui la programmazione non c’entra quasi nulla. Il bel film di quest’anno di Duncan Jones, figlio di David Bowie, chiama infatti “Source Code” non un bel listato C/C++ ma un macchinario in grado di “spedire” la mente di una persona all’interno del corpo di un altro, per otto specifici minuti. Non un controllo mentale, ma un inserimento in un universo alternativo, quantico, in cui è possibile quindi vivere più volte, una dopo l’altra, una singola esperienza, ad esempio per studiarla. So che suona complicato, ma sì è visto qualcosa del genere un Timeline, se non erro. Quello che sembra un viaggio nel tempo (nel passato) viene giustificato come un salto in un’altra realtà. Con il vantaggio che i cambi effettuati non influenzano il futuro da cui si proviene (almeno in Source Code). Ottimo se, ad esempio, si sta cercando di prevenire un disastroso attacco terroristico, frugando negli ultimi minuti di vita di qualcuno, perché, come siamo abituati a fare sempre nei videogiochi, si può sommare all’intuito la possibilità di provare strade differenti fintanto che non abbiamo raggiunto il nostro scopo.
Bella l’idea di fondo, molto adatti gli attori (soprattutto la splendida Michelle Monaghan, già vista ad esempio in Mission Impossible III), buono il ritmo, e interessante il finale. Al di là di qualche considerazione sulla congruenza di tutti gli aspetti della trama qui abbiamo davvero un film di fantascienza fruibile e ben organizzato. Non sarà “L’esercito delle 12 scimmie” (comunque forse meno “semplice” da seguire per i non amanti del genere), ma è sicuramnte qualche cosa da tenere presente se si sta cercando un titolo per un noleggio.
Due sole note extra: ricorda (solo come modus operandi, non come aspetto tecnico) lo splendido Day Break (serial TV purtroppo cancellato dopo la prima serie) e, beh, qui Jake Gyllenhaal assomiglia più di un po’ (come aspetto) a Jack Shepard (alias Matthew Fox) di Lost.
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…sembra non essere particolarmente favorevole alle ultime prove fatto per decidere il taglio grafico di Fearless Olaf. Il tentativo di rendere tutto più brillante, con l’utilizzo di elementi più definiti, ha quindi avuto un brusco stop – e ritornerò nella direzione iniziale, utilizzando sagome e colori pieni – almeno per gli elementi ci contorno. Posto cmq uno screenshot “attuale” almeno per storico.
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Nel caso siate amanti di gialli per ragazzi, e non vi dispiaccia leggere in latino, sappiate che in Germania è uscito l’anno scorso “De Tribus Investigatoribus et Fato Draconis” (che a spanna dovrebbe stare per “I tre investigatori e il mistero del drago”). Realizzato in autonomo da un professore (Ulrich Krauße) è un piccolo caso editoriale, avendo raccolto il favore di tantissimi giovani studenti che sono così riusciti a vedere un latino “vivo” con qualche neologismo e (tah-dah) tanti dialoghi. Se non ho capito male è la traduzione di uno dei libri “nuovi” sui Tre Investigatori – e non ha dietro una vera casa editrice. Ma sembra cmq disponibile anche su amazon.de e quindi è probabilmente una chicca a cui è possibile avere accesso anche qui.
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Lo stesso regista degli acclamati 300 e Watchmen, tale Zack Snyder, ha di recente portato sul grande schermo un altro progetto dal grosso potenziale visivo: Sucker Punch, una fiaba nera e onirica, quasi tutta al femminile, ambientata per la maggior parte nella mente di una ragazza imprigionata dal padre in un ospedale psichiatrico. “Distrutta” dalla critica, e non premiata dal pubblico, questa produzione ricorda per tantissimi aspetti un videogioco. Non solo per le scene ispirate esplicitamente da Tekken, Wolfestein e Final Fantasy, ma anche per la struttura a missioni della storia stessa – una avventura in senso stretto, con oggetti da raccogliere prima di potere procedere. Un esperimento, a mio parere, interessante, che, solo, promette nel trailer di più di quello che alla fine riesce a trasmettere, e che lascia nell’aria quella sensazione di incompiuto che mal si addice al costo di realizzazione di un’opera così complessa.
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Se vi aspettate l’ennesima recensione negativa e piccata del film di Kevin Munroe (sì, lo stesso di TMNT), potete cercare oltre. Da lettore di Dylan Dog (al quale cmq io preferisco Martin Mystere) comprendo chiaramente chi ha detto che questa pellicola non rende giustizia al personaggio di Tiziano Sclavi, ma il mio gradimento per la rappresentazione sul grande schermo di una icona italiana mi fa cmq superare le tante scelte di regia, diciamo, “discutibili”. E questo perché, imho, si parla comunque di un film con una trama migliore di tante altre prime trasposizioni, e pure con dei begli effetti speciali, perché la spalla di Dylan (non potendo essere Groucho) è un neo-non morto e, ancora, perché New Orleans (anche se sottorappresentata), dai, non è davvero una brutta scelta per Dylan, non volendo usare Londra per questo o quel motivo.
Che dire? Non ci troviamo davvero in un album Bonelli (ma anche Dellamorte Dellamore non era Dylan Dog, se non per l’aspetto del protagonista, anche se, beh, certo lì nessuno diceva però che lo fosse) e i tanti richiami a Buffy o a True Blood o ad altri serial magari possono non piacere a tutti, ma vi sfido a dire che alcune trovare non sono comunque apprezzabili e, con un po’ di elasticità, anche un po’ in linea con il personaggio. E se questa prima prova dovesse portare davvero ad un seguito, a Londra, con qualcosa di più consono, credo che anche i più critici non potranno (forse) che rivalutare un poco questa prima apparizione dell’investigatore dell’incubo sul grande schermo. Chiaro, meglio ancora sarebbe se la BBC decidesse di farne una miniserie… o se questa scelta (in un universo alternativo) la potesse fare la nostra RAI…
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Una delle cose che un wanna-be-game-programmer come me sa di NON potere fare è quella di costruire un gioco su un “brand” di altri. Ci sarebbe da fare un lunghissimo discorso a riguardo (perché ci sono eccezioni note a questa “regola”) ma di base è chiaramente corretto che non si possa fare qualcosa basandosi troppo sul lavoro di altri, senza il loro permesso. Permesso che spesso è impensabile anche solo richiedere se (come nel mio caso) si parla di fare videogames per passione e non per lavoro, perché, anche nel migliore dei casi, il permesso sarebbe condizionato da un costo non affrontabile.
E quindi rimarrò sempre con il “dispiacere” di non potere provare a realizzare una piccola avventura basata sui personaggi della serie letteraria “I tre investigatori” (edita in Italia anni fa nella collana Gialli per ragazzi Mondadori) ancora di più ora che ho scoperto che un gioco ispirato a questo trio esiste già davvero (ma solo per Nintendo DS).
Il gioco (tra l’altro non recentissimo, perché uscito sull’onda del primo film) è recensito qui, ed è una avventura 3D. Sembra intrigante e, nonostante i limiti della grafica di quel dispositivo, credo sia piuttosto gradevole :-)
Se fossi io l’autore di una nuova versione chiaro mi piacerebbe di più avere a disposizione le ambientazioni tipiche (in primis la bottega del Recupero) cosa che non credo capiti invece in questa uscita (tenendo conto che la vicenda dovrebbe svolgersi in Sud Africa) e forse avrei preferito un approccio più alla Day of the Tentacles. Chiaro, il vantaggio dell’avventura 3d è il dinamismo – che in un racconto d’azione in effetti potrebbe essere cmq vincente.
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…quel cattivone di Asterix? Ammettetelo, non vi era mai venuta in mente questa domanda. Ma per fortuna (?) ci sono scienziati a Dusseldorf che non stanno con le mani in mano e hanno fatto loro i conti per noi.
Il resto della “notizia” qui: http://leganerd.com/2011/06/15/studio-medico-rivela-piu-di-700-lesioni-cerebrali-traumatiche-nei-libri-di-asterix/
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Le storie relative al “reboot” Disney – che coinvolgono Paolino Paperino quando, da bambino, viveva con Nonna Papera – sono normalmente tutte molto belle. L’atmosfera americana anni 40-50, il rapporto dei piccoli nei confronti dei grandi, la possibilità di sperimentare e la sensazione di “già vissuto” che si ha grazie a tanti piccoli particolari, consentono a queste storie di proporre qualcosa di estremamente originale, senza tradire (troppo) il background nel quale si muovono.
E l’ultima uscita che riguarda Paperino Paperotto (“Paperino Paperotto e il grande sonno” – testo di Bruno Enna con disegni di Francesco D’Ippolito) – a puntate in queste settimane su Topolino – davvero merita almeno una piccola segnalazione – non fosse altro che per l’enorme tributo alla SciFi più classica che fornisce. Robot, Formiche Giganti, Man in Black con enormi fucili, oltre alla presenza dell’alter ego di un maestro di genere, fanno da contorno ad una piacevole avventura nella quale è davvero facile calarsi.
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Poche sono in effetti le novità che mi riguardano e che hanno un qualche aspetto letterario (tenendo conto che sto dedicando la maggior parte del mio tempo libero a produzione di giochi per dispositivi mobile, magari unendo la cosa al discorso fumetti e disegno) ma qualcosa comunque in cantiere c’è. Un progetto, a cui ho iniziato a lavorare un mesetto fa con Massimo Borri, che prevede la realizzazione in un e-book a bivi (un librograme virtuale) con l’idea di proporlo alla fine (solo o anche) come App.
L’ambientazione sarà Modena, e il protagonista uno studente americano di architettura della UCLA, in loco per ricerche. Questo giovane (il cui nome dovrebbe essere Mark Steinberg) finirà (ovviamente) invischiato suo malgrado in qualcosa di inquietante e pericoloso, e toccherà a voi lettori cercare di fargli fare le scelte migliori per evitare che tutto finisca piuttosto male.
La progettazione della cosa (un romanzo breve, a bivi, a quattro mani) presenta un po’ di problematiche che stiamo cercando di risolvere con un po’ di pianificazione e dando ampie scorse alle tante ottime cose in giro della stessa tipologia letteraria. Vedremo se (e in che tempi) questo potrà concretizzarsi in qualcosa di apprezzabile.
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