Modena Fantasy 2010 – considerazioni

Foto by Francesca Angelinelli

Una piccola premessa: di questa interessante manifestazione sono stato uno spettatore privilegiato. Privilegiato perché si è tenuta a Modena, la mia città, e in centro, quindi vicino a dove abito. E privilegiato perché, grazie all’amicizia con Cecilia Randall e suo marito, ho avuto l’enorme piacere di poter partecipare ad una sorta di mini-cena di chiusura evento (a base di gnocco, tigelle e lambrusco, come è giusto che sia, in zona), cosa che mi ha permesso di parlare con una parte degli organizzatori e degli autori presenti a questa due giorni di festival.

Della manifestazione in quanto tale non dirò molto – ci sono davvero moltissime foto a disposizione sul web, e anche qualche filmato, tra cui uno corposo dell’incontro clou della manifestazione, quello con Alan D. Altieri – se non che la benedizione del bel tempo ha avuto come contralto il sole a picco, e che un pizzico di pubblicità in più avrebbe probabilmente trasformato già questa prima edizione in quel caos di persone che questi eventi vogliono e possono essere.

Sul resto, beh, non posso che fare tanto di cappello a Iannucci (di MondoLibri) e Fantini, coadiuvati dall’ottimo Alfonso Zabro (di FantasyMagazine, presente comunque ANCHE come autore) e a quanti altri si sono prodigati per riempire la lunga piazza XX Settembre (che per scelta del comune sembra troppo vuota, quando non ci sono cose di questo tipo) di stand e gente. Io ho avuto il piacere di girare ed ascoltare, con qualche amico che si è proposto con un romanzo sotto braccio ad una delle case editrici presenti (perché c’erano case editrici, oltre che scrittori, illustratori e miniature, e queste, chissà mai che siano le occasioni giuste per provare a farsi notare), qualche altro che è passato, con bimbi a seguito, per assistere a qualche presentazione e conoscere (o almeno vedere di persona) questo o quell’autore, e qualcun altro ancora che è solo venuto a cercare gli spadoni medioevali (che però, ahimè, non c’erano…).

Io, lo ammetto, ho solo giracchiato tra le postazioni, per ascoltare. Perché le fiere sono posti strani (con KULT nei primi dieci anni ne abbiamo davvero fatte tante, troppe forse) e il bello, per me, è vedere cosa succede, che dinamiche si formano, che alchimie, tra chi è dietro al banco, o sopra un palco, e chi è dall’altro lato, svogliato o incuriosito che sia.

Per poi vedere queste meccaniche, composte in due lunghe giornate all’aria aperta, cristallizzate nei commenti, nei racconti, nelle parole quasi emozionate della gradevole compagnia serale.

Tra la ventina di persone presenti, non contando ovviamente mia moglie, Cecilia e Lorenzo, la modenese Francesca Poggioli (autrice) e Simonetta (maesta e illustratrice), avevo già avuto il piacere di parlare in passato solo con l’autore de Il mondo delle Radici, Alessio Gallerani (ad un incontro che ho tenuto sull’editoria web ormai millenni fa).

È stato perciò doppiamente gradevole potere scambiare commenti (letterari, tecnici o anche solo enogastronomici che fossero) con Francesca Angelinelli (Kizu no Kuma, per citare giusto uno delle sue opere), Paola Boni (La saga di Amon), Francesca Resta (illustratice), Sandro Paganotti, e  Michela Battocchio e Edoardo Valsesia (di Asengard Edizioni)

Un posto più ampio nella mia scarsa memoria (non fosse altro che per quantità di chiacchiere scambiate, agevolate dalla disposizione a tavola) meritano poi il già citato Alfonso Zambro con Elisa Rava, e Davide Zaramella con Valentina Vecchiato.

Che dire? Di tutti è stato gradevole percepire l’entusiasmo, la volontà di portare avanti una attività o anche solo una passione, e la gioia del riuscire a farlo circondati da gente in qualche modo affine.

Un bel momento, la sera intendo, chiosa perfetta di un evento, il Modena Festival 2010, che ancora una volta ha portato a Modena una porzione di un Italia di cui è lecito, e doveroso, essere orgogliosi.

Povere nullità

Povere nullità

 

La Coconino PressFandango ci propone nel suo recente catalogo una coppia di francesi di tutto rispetto (Baru, alias Hervé Baruléa, insieme al noto scrittore Pierre Pelot) per un’opera davvero intensa: Povere nullità. Una storia breve e dura, tragicamente (quasi) plausibile, in cui troviamo personaggi a perdere, che si muovono in un piccolo paese, simile a tanti. Uno di quei posti, per intenderci, che solletica memorie e timori, che richiama cose che sappiamo avere almeno intravisto da qualche parte, di cui abbiamo, putroppo, letto a volte sui giornali.

E se tutto inizia con qualche ragazzino che tormenta una anziana, che non ha il bagno in casa, e tutto finisce con il figlio, grande, di questa anziana che le monta un lucchetto sul bagno esterno, in modo che sia più tranquilla quando lo usa, ciò che c’è nel mezzo è un circo, un passaggio, in cui un bambino disabile si perde, un orfano, ormai grande, si rende conto che il suo odio per chi lo ha cresciuto in istituto non si è mai sopito, e qualcuno crede di aver visto gli alieni. Tutto passando per quell’orrore del quotidiano e delle vite al margine, che saprà colpire il lettore, nel modo in cui solo l’Arte, con la A maiuscola, riesce davvero fare.

Un opera davvero bella, arricchita da un tratto ambiguo ma senza incertezze, che sorregge egregiamente personaggi e ambientazioni.

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